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Cotery of the Gods
 
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 #246 - Rome edition - TITANS - parte II

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HYPERION

HYPERION


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MessaggioTitolo: #246 - Rome edition - TITANS - parte II   #246 - Rome edition - TITANS - parte II Icon_minitimeMer Nov 18, 2009 2:22 pm

Gli echi delle ultime note di “I, Gigazz” sono appena svaniti e la sala ottagonale è adesso immersa nel più teso dei silenzi. Improvvisamente vengo sopraffatto da una sensazione disturbante, che non saprei definire in altro modo se non “terrena”, come se un meccanismo si fosse improvvisamente inceppato. I miei pensieri prendono a farsi grevi, quando mi decido a parlare ancora, più per disperazione che per reale ansia di conoscere.

Alvesio: Essendo Dei, siete per definizione non umani. E' facile quindi comprendere come i fatti degli uomini possano interessarvi più o meno quanto a me possano interessare i fatti di un brutto e brulicante branco di bacherozzi. Eppure le vostre manifestazioni terrene i piedi in terra li hanno piantati molto saldamente, tanto è vero che avete in lineup un giudice e un redattore capo di It's Pop. Come giustificate la vostra naturale estraneità alle umane vicende con il vostro impegno nelle questioni sociali e politiche romane?
Hyperion: Essere giudice o redattore presuppone neutralità: la Nostra Natura la garantisce.

La perentoria risposta di Hyperion mi fa prendere coscienza della banalità della domanda. Ma ecco, le chitarre e i piatti di “Nowhere in Time” entrano in mio soccorso, e la voce di Krios inizia a narrare “Through the misty shades of a mirror, Howar and the Bard are being watched...”, e di nuovo la musica torna prepotentemente al centro dei miei pensieri.
Alvesio: In una precedente intervista a Piermarco Mondini, Joris Boer (manifestazione terrena di Iapetos), disse di non disdegnare una commistione di generi, quando questa non diventi fine a se stessa, e a giudicare dalla varietà compositiva della vostra Howar's Saga sembra che questa linea sia stata adottata in pieno. Avete previsto una ulteriore evoluzione del vostro già personalissimo linguaggio musicale?
Mi spiego meglio: avete previsto che in futuro il vostro pubblico venga educato a forme musicali più evolute, e quindi più vicine a Voi?
Koios: Il linguaggio è funzionale al messaggio. Affrontare un progetto come la Saga di Howar necessitava di un più complesso lavoro compositivo. I testi e le musiche non sono un discorso che inizia e si conclude nell'ambito di un medesimo pezzo, ma si fonde con tutti i restanti brani, in continuità sia narrativa che musicale. Inoltre, per poter rendere al meglio la rappresentazione dell'ambientazione, le atmosfere, i sentimenti e le emozioni è stato necessario incrementare la complessità della struttura delle canzoni, usufruendo e fondendo concetti musicali anche molto diversi tra loro.
Hyperion: Il popomondo a volte riserva sorprese notevoli: basta pensare al fatto che il Nostro già eccelso livello compositivo, tecnico, di performance, nonostante paresse impossibile, sia invece migliorato col tempo. Lo vedo come un processo inevitabile, man mano che Ci allontaniamo dalle vestigia mortali e Ci avviciniamo all'Essenza. Come avviene che col tempo il carbone diventi un diamante, abbiamo incontrato la Nostra vera Natura.
Iapetos: Esiste un solo genere degno: potente e veloce. L'intervista che citi è macchiata di un passato terreno.

Ecco Hyperion e Iapetos duettare alternandosi nei panni del Bardo e dell'eroe Howar “Not magic but faith, You'll see that, one day. For now it's enough to hear what I say, I know where Nowhere is cause Nobody's my name!”
Alvesio: E a proposito di potenza e velocità, le due canzoni che compongono il vostro ultimo singolo "In blood we trust" sono infatti due incredibili pezzi di Power Metal (Wardog) e Speed Metal (Death to the false prophet).
Possiamo attenderci la pubblicazione di un terzo album completo in un prossimo futuro?
Krios: Stiamo lavorando per la pubblicazione del più grande album di sempre nella storia dell'Heavy Metal. Il nostro concept, che parla della storia di Howar non ha precedenti come qualità e forza dei testi, epicità e grandezza dei compositori.
In attesa della sua ultimazione, siamo al lavoro per un album molto particolare che lascerà piacevolmente stupiti tutti i nostri fan. Non voglio anticipare nulla, ma già si può capire di cosa si tratterà leggendo i testi di certi pezzi.
Iapetos: Puoi aspettarti molto di più. La Saga sarà un astro scagliato come guida nel firmamento artistico universale: l'opera d'arte definitiva, Der Gipfel Kunstwerk, insuperabile da un punto di vista musicale, letterario ... e morale. Niente sarà più come prima.
Non per questo considereremo la nostra missione sulla terra conclusa: c'è un intero sistema di show-business da scardinare, da umiliare, per far sì che la Via sia aperta verso la redenzione dalle villanie degli ingranaggi del mercato.
Solo dopo questo faticoso cammino, forse, il mondo sarà pronto per ricevere il nostro Amore.

La voce di Krios comincia a narrare “The Bard at Red Dragon's Inn is left behind, To the Lumber, the Princess and the Count goes his mind...”
Alvesio: L'amore, è questo quindi il traguardo finale? E per un Titano cos'è l'amore? Nella Vostra produzione discografica è difficile trovare accenni a un amore sia esso ideale o sessuale, difficile trovare accenni persino soltanto alle donne.
That Night In Stockolm” inclusa nel Vostro “The Paladin” sembra descrivere un'orgia selvaggia, che sebbene piacevole e appagante sarebbe arduo paragonare all'amore.
Guardando anche a ciò che non avete ancora pubblicato, “Love Song” è tutt'altro che ciò che suggerisce il titolo, “Love through the back door” descrive un rapporto anale, mentre a sentire “Singin' in the gold rain” mi è venuto naturale pensare a Danae e al modo in cui venne fecondata da Giove per dare alla luce Perseo... Insomma, è questo il genere di amore a cui fate riferimento o parlate di un Amore non ancora descritto dalle vostre canzoni?
Koios: L'amore titanco non ha regole nè confini, è commistione di purezza e materialismo carnale, dove corpi e anime si uniscono e si fondono nell'adorazione del divino che incarniamo. Si tratta di un discorso che stiamo approfondendo e che andrà a dissipare tutte le nubi che possono confondere chi, dal di fuori, si domanda se un Titano possa anche avere dei sentimenti di questo tipo. La risposta a questa domanda è: si, i Titani amano. Ma anche se amano, rimangono pur sempre Titani, e di conseguenza amano da Titani.

Sulle note dell'organo gli Dei cantano in coro “Proud He runs to the last Pillar stone, The one in the center and balance of them all...”
Iapetos: Inoltre, i nostri concerti, come tu avrai notato, sono già pieni di amore.
Noi Titani, per mettertelo in parole mondane, amiamo le cose semplici, in realtà: il culto del Pater Familias, la donna come angelo del focolare e come giusta ricompensa per le fatiche giornaliere, l'amore per la propria terra e la propria casa. Credo che, anche nei titoli da te citati, tutti questi aspetti emergano ad occhio attento.
Hyperion: Eros e Thanatos sono i due impulsi che coesistono in una tensione continua nei Titani. Due Atti Originali con i quali elargiamo gioia o punizione nell'ordine da Noi prestabilito. E l'Amore Titanico questo è, una passione senza fine o regola differente dalla certezza dei ruoli, l'ordine immutabile e piramidale alla cui base guardiamo con la lontana benevolenza di chi sta al vertice.

Alvesio: Forse questi versi di Iapetos in “Look Better” prefigurano l'amore cui accennate?
“Look better (The tears in your eyes)
Forever (She'll dry with a smile)
Only wait that perfect moment
You can bet it will arrive
Always leave you doors wide open
Let your feelings be the guide!”

Iapetos: I versi di “Look Better” sono aperti a molteplici interpretazioni: parlando dello “spirito” generale del pezzo, possiamo dire che vuole essere un invito a non smettere mai la ricerca. Almeno, non prima di aver incontrato Noi.

E su questa ultima frase la vista comincia ad appannarsi, e la voce di Kronos irrompe come l'imminenza dell'uragano.

“The world starts to turn, dusk chases dawn
Howar is thrown over times long foregone
Suddenly He wakes in halls made of rock
'This must be Nowhere' He says 'Let's roll!'”


E di nuovo quella strana sensazione, come un turbine mentale improvvisamente mi avvolge. I miei sensi si smarriscono, credo di svenire. Cerco di alzarmi dal trono con in mente soltanto la fuga, ma non ci riesco: un'onda di consapevolezza mi investe e serro le palpebre, urlando di terrore.

Riaprendo rabbiosamente gli occhi mi ritrovo nel mio letto, a Roma, in preda alle allucinazioni. Mi guardo intorno, tocco le lenzuola e il cuscino, confortato dalla sensazione di fisicità che mi restituiscono. Sono davvero qui, e sono adesso. Non so più se quello che ho vissuto è sogno o soltanto il frutto della mia fantasia, tutto quello che ho sono i miei ricordi e la coscienza di aver vissuto comunque un momento magico, al di fuori del tempo e dello spazio.

Con il cuore che batte ancora all'impazzata, prendo il taccuino e comincio a scrivere:

“Al mio arrivo la cittadella è avvolta dalla luce del tramonto. Le strade sono deserte...”




Author: Alvesio Cherchi
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